Rocco Mele Architetto

Non sempre, il restyle di un locale, riesce ad esprimere concetti profondi ed articolati, in grado di raccontare come lo spazio possa evolversi e la materia plasmarsi per permettere al fruitore di godere davvero delle novità. Il progettista Rocco Mele è invece riuscito a ricavare dal Frizzcafé di Bari, un racconto di progetto che unisce il piacevole fruire di un bar ad un più complesso esercizio progettuale, facendo sì che questo venga percepito solo come sottofondo. Mele ha innanzitutto lavorato di concetto, partendo da un’ipotesi di scomposizione dello spazio interno (così da creare differenziazione nelle superfici interne) e arrivando ad un’esaltazione delle forme geometriche tramite materie e colori. Un’idea audace, questa, poiché rischiava di non essere compresa da chi vive il bar in maniera diversa, come luogo sociale non atto ai temi generosi che la complessità progettuale può offrire. Eppure, la committenza, ha capito e accolto il progetto: ora, Frizzcafé, si apre alla città pugliese attraverso le sue grandi vetrate d’accesso, le quali conducono in un luogo di geometrie che scandiscono gli ambienti, come anche i colori, che ravvivano lo spazio. Come anticipato, grande attenzione è stata dedicata alla ricerca dei materiali: la pavimentazione, ad esempio, con la sua geometria in rilievo a matrice chevron, si svolge lungo i 90 metri quadri del locale, per poi salire – nella parete di fondo – e diventare il supporto del logo. Altro materiale che concorre alla definizione del progetto è il legno: lo troviamo infatti nei tavoli, come anche nelle forme geometriche che diventano scenografia nella parete, ed anche nel grande bancone. Questo elemento, imponente, detta la misura del locale, prolungandosi al suo interno con il suo aspetto monolitico, restituito dagli assi di legno a spessore variabile, interrotto nella sua linearità solamente dagli espositori in vetro che si inseriscono al suo interno. L’elemento ligneo, nella parete opposta, con le sue losanghe, richiama il bancone, come già detto, rimarcando l’uso del legno di rovere a filo sega, e si sublima attraverso la “stratificazione” cioè dall’uso di altri materiali che, come la vivace carta da parati e l’imbottito (che dà sostanza funzionale) vanno a caricare il progetto di nuovi segni. Sfondo e figura; un rapporto intenso che trova definizione nel retro-banco dove la superficie rivestita dalle grandi lastre laminam da 3 mm, diventa un “fondale” che nasconde gli elementi tecnici; scandita però sempre dal calore del legno dando grande senso di contrapposizione tra esso ed il metallo. Il risultato finale è uno spazio che – seppur ridotto – viene amplificato dai sensi: dal tatto, dai colori che i materiali offrono e che permettono alla struttura formale di evolversi e trasformare il bar in un momento di piacere sensoriale.

06.jpg 01.jpg 15.jpg 14.jpg 13.jpg 12.jpg